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Cenni storici generali sui Ricci (Erinaceinae)

I ricci chiamati scientificamente con il nome latino di Erinaceinae sono degli animali davvero poco conosciuti nel nostro territorio nazionale.
ricciMolti non sanno della loro funzione bio regolatrice fondamentale per la repressione naturale di determinati insetti nelle campagne. Pur non essendo una specie animale in via di estinzione il numero dei ricci nelle nostre pianure sta subendo un calo davvero considerevole, a causa del cresce impiego di pesticidi ed agenti chimici. Per fortuna negli ultimi tempi le coltivazioni biologiche hanno sempre più preso piede nella nostra società, per questa ragione sempre più coltivatori si stanno riconvertendo alle antiche tradizioni di coltivazioni riducendo progressivamente l’uso di sostanze chimiche e favorendo la ripopolazione dei territori da parte delle specie animali autoctone.

I ricci furono catalogati sotto il profilo scientifico per la prima volta nel 1817 da parte del biologo e paleontologo animale russo Johann Gotthelf Fischer von Waldheim. Von Waldheim fu un grande studioso della sua epoca che seppe classificare più di 100 specie animali ancora oggi viventi. I ricci furono una delle sue classificazioni più note ed apprezzate dal mondo scientifico di allora. Egli ricostruì esattamente l’evoluzione dell’animale dalle epoche primordiali fino ai suoi tempi. Dal 1800 ad oggi la specie non ha subito particolari variazioni di carattere anatomico e funzionale. I ricci come molti altri animali simili sono essere altamente adattabili all’ambiente circostante, grazie a questa loro propensione sono riusciti a sopravvivere attraverso i secoli. Altro aspetto che gioca a favore della conservazione della specie sta nel fatto che la riproduzione avviene in maniera molto veloce e prolifica.

Caratteristiche esteriori dell’animale

I ricci come tutti ben sanno sono dotati di un ottimo sistema di difesa dagli attacchi dei predatori formati da una fitta coltre di aculei. Tali aculei non sono altro che una particolare tipologia di pelo molto rigido che l’animale sviluppa nel giro delle prime tre settimane di vita. Si stima che un riccio maschio adulto possegga almeno 5000 aculei. La lunghezza di tali estroflessioni è di circa 3\4 centimetri. Va specificato che la puntura degli aculei non è assolutamente velenosa e non presenta pericolo alcuno per la specie umana. Quindi dopo essere stati punti sarà necessario disinfettare la ferita come un normale taglio. Il riccio per difendersi si appallottola su se stesso, formando una vera e propria biglia inespugnabile per i predatori.

Rapporto con l’uomo

Vi sono casi nei quali i ricci hanno familiarizzato molto con il genere umano. Se gli esseri umani sono i primi a venire in contatto con un riccio appena nato, questi saranno ritenuti dall’animale i suoi genitori. Questa teoria non ha però ancora trovato una sicura dimostrazione scientifica. In generale il riccio è un animale mansueto che però non si presta particolarmente alla vita di comunità. La legge italiana stabilisce che è assolutamente vietato mantenere in cattività un riccio di origine selvatica per scopi di addomesticamento o di inserimento nel novero di altri animali domestici facenti parte del nucleo familiare. E’ solamente possibile trattenere in cattività questi animali per scopi esclusivamente di carattere curativo e per un lasso di tempo limitato.

Periodi di letargo dei ricci

Il letargo dei ricci come quello di tutti gli animali selvatici si contraddistingue per essere abbastanza lungo. Dura infatti da ottobre fino a maggio. In tutti questi mesi il riccio trova riparo in piccole tane formate da piccoli arbusti o foglie secche. La sopravvivenza durante questo tempo gli è garantita dalle riserve di grasso che ha accumulati nei mesi precedenti il letargo stesso. Tuttavia se capitano della tiepide giornate durante il periodo primaverile non è raro vedere ricci in cerca di cibo. L’inverno è in assoluto il periodo più duro da superare per i ricci, le basse temperature infatti potrebbero portare ad una diminuzione sostanziale delle funzioni vitali compromettendo il sistema cardio-circolatorio. Molti ricci specialmente quelli più giovani muoiono infatti di assideramento durante la stagione fredda.

Distribuzione geografica della specie e cenni sull’alimentazione

I ricci hanno una diffusione ad ampio raggio. Sono molto popolari nel continente europeo ed in nord Africa. La loro presenza è nettamente minore nel continente americano, nel quale sono giunti secoli fa grazie agli scambi commerciali via nave con l’Europa. L’alimentazione dei ricci è sostanzialmente basata su una dieta erbivora, tuttavia non disdegnano di cibarsi saltuariamente anche di piccoli insetti. Vanno ghiotti di lumache, questa caratteristica è infatti molto gradita agli agricoltori che accolgono volentieri i ricci nei loro orti in quanto garantiscono che le foglie degli ortaggi non vengano rovinate. Per quanto riguarda i ricci domestici si consiglia di cuocere tutti gli alimenti che vengono dati da mangiare al riccio.

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